Comitato Opera Nostra: in Fondazione Arena né“capitani coraggiosi” né “cooperative rosse”
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del Comitato Opera Nostra – Fondazione Arena Bene Comune. Prosegue il dibattito e la riflessione suscitata dalla tavola rotonda di lunedì 15 maggio "Nuovi modelli di lavoro".
Lunedì 15 Maggio, alla Fonderia Aperta Teatro, si è tenuto un convegno organizzato dalla cooperativa di servizi per lo spettacolo e per gli artisti Doc Servizi, un gigante del settore conosciuto a livello internazionale, dall’impegnativo titolo “Nuovi modelli di lavoro: l’esperienza delle cooperative culturali e dello spettacolo. Spunti per estendere le tutele alle nuove figure professionali e per favorirne l’ingresso in un contesto legale e tutelato”. Alla tavola rotonda hanno partecipato diverse personalità di caratura nazionale, tra le quali il ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti e la segretaria nazionale della SLC Cgil, Emanuela Bizzi.
Dallo stesso comunicato stampa redatto dalla Bizzi e del quale scriveremo tra breve, ci pare di capire che l’impegno principale del ministro era proprio la partecipazione alla conferenza, e non il lancio della campagna elettorale della candidata alle elezioni amministrative nelle liste del Pd Orietta Salemi. Non capita spesso che un ministro del lavoro partecipi ad un convegno organizzato da una cooperativa di servizi, seppur così importante, e all’inaugurazione della nuova sede della stessa.
Data la delicatezza del momento che sta vivendo Fondazione Arena, con il moltiplicarsi di spa e coop pronte a banchettare sulle sue spoglie, ci sembra logico pensare ad un collegamento tra questa vicenda e l’evento.
Sia il ministro che la Salemi, hanno risposto alle domande dei giornalisti affermando che, seppure in via ipotetica, l’ingresso delle coop in Fondazione Arena và considerata come un’opportunità.
Il ministro della cultura Dario Franceschini, anche lui appartenente al Pd, ha emanato l’estate scorsa la legge 160, che lega l’elargizione dei fondi pubblici per lo spettacolo alle fondazioni lirico sinfoniche, al raggiungimento del pareggio di bilancio di quest’ultime. In caso questo non accada, la norma prevede il declassamento della fondazione a semplice Teatro lirico, precludendo in via definitiva a quegli stessi fondi che oggi sono indispensabili per la sopravvivenza delle fondazioni. A questo punto l’epilogo sarebbe la chiusura o la privatizzazione.
La nostra impressione è che il ministro Giuliano Poletti, (che precedentemente ricopriva l’incarico di presidente di Legacoop, organismo alla quale è affiliata anche la Doc Servizi), si stia interessando al “nuovo modello di lavoro” nel quale integrare i lavoratori e le lavoratrici delle fondazioni in vista delle probabili, secondo i piani governativi, privatizzazioni.
E così, mentre alcuni preparano l’ingresso dei nuovi “capitani coraggiosi”, (nel caso della Fondazione Arena la Arena lirica spa guidata dall’imprenditore Manni), altri, come il ministro Poletti, lanciano l’assalto delle “cooperative rosse”. La sostanza non cambia, o meglio, cambia forse il colore politico e le facce di chi si accaparrerà la gallina dalle uova d’oro. Si tratterà in ogni caso, di affari, e non di cultura!
Apprezziamo il comunicato stampa a firma di Emanuela Bizzi, sopratutto quando prende le distanze nettamente da forme di lavoro precario all’interno delle fondazioni lirico sinfoniche, e chiude la porta all’ingresso delle cooperative. Nella nota chiede direttamente alla Salemi e al ministro Poletti, se intendano o meno rispettare le normative vigenti che, nel caso delle fondazioni lirico sinfoniche, non prevedono tali soluzioni, nemmeno in via ipotetica.
La candidata del Pd risponde, in una nota successiva, che il suo partito ha sempre rispettate la normativa, che continuerà a farlo e che l’impegno verso una soluzione positiva rispetto alla vicenda di Fondazione Arena non è mai mancata…
Questa parte del botta e risposta tra la sindacalista e la candidata, quello riguardante il richiamo al rispetto delle normative vigenti, ci appare però fuori tempo massimo. I Teatri lirici non godono delle stesse normative delle fondazioni in materia di lavoro, e l’esempio del Teatro lirico Donizetti di Bergamo, all’interno del quale opera oggi la Doc Servizi lo testimonia.
La lotta dei lavoratori per l’abolizione della legge 160 resta quindi prioritaria per continuare ad usufruire di una cultura pubblica sostenuta, quando è necessario, anche dai fondi statali, o, se preferite, dalle nostre tasse. D’altra parte è sotto gli occhi di tutti come le privatizzazioni, vero e proprio mantra ideologico del nostro tempo, non siano la panacea di tutti i mali, e la vicenda Alitalia lo dimostra. Più utile sarebbe esercitare un controllo sugli sprechi e le responsabilità in caso di malversazioni. Esse vanno riconosciute e punite, ma sembra che pochi seguano questa strada, preferendo, come ha fatto Carlo Fuortes, nella sua veste di Commissario governativo in Fondazione Arena, girare la testa dall’altra parte. Egli infatti, nonostante ne avesse le competenze e la facoltà, ha ritenuto di non mettere in atto un’azione di responsabilità, preferendo far pagare ai lavoratori i buchi di bilancio procurati dalla gestione tosiana.
Comitato Opera Nostra – Fondazione Arena Bene Comune
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